Peter Weiermair, Daydreaming with the help of the wind in Devis Venturelli. Abaco di un’altra città, monography, Feltre (Belluno) 2009

 

La videografia di Devis Venturelli risale al 2003, con cortometraggi della durata media di pochi minuti, e che tuttavia, proprio perché non conoscono inizio né fine, si prestano alla ripetizione. Se vogliamo andare al di là degli aspetti formali e tecnici e parlare della loro dimensione poetica, possiamo dire che il vento ha un ruolo centrale in queste visioni spesso apparentemente assurde.

Il vento, figlio del cielo, è motore, forza che introduce il cambiamento. Ciò che caratterizza l'opera di Venturelli non è l'ironia cinica che si incontra ovunque, fino alla noia, nell'arte contemporanea, ma una sorta di umorismo poetico, che deriva dalla metamorfosi lirica e meravigliosa del mondo comune. Se si riflette su possibili collegamenti con la storia dell'arte del Novecento, viene in mente la parentela con il surrealismo, in particolare con la tazza di pelliccia di Meret Oppenheim che, con una modifica del materiale e del rivestimento, ha trasferito un oggetto familiare a tutti nel dominio della polisemia. Venturelli fodera semafori o blocchi stradali, cestini della spazzatura o tombini e ne ricava situazioni fiabesche e irritanti.

Il vento, nei suoi brevi (o interminabili, se ripetuti) video, trasforma e cambia un mondo, che ci fa cadere in preda alla malignità degli oggetti, alla mercé dei loro capricci. In Continuum (2008) l'artista è il protagonista nascosto che, come Jaques Tati o Charlie Chaplin, è vittima del vento che cambia i suoi piani a ogni piè sospinto. Proprio in quest'opera una delle qualità distintive è la complessa struttura semantico-semiotica. Il vento risveglia anche lo splendore villoso, altrimenti spento, dei suoi blocchi stradali, fa ballare dame prive della parte superiore del corpo o muovere il pelame sotto i tombini, evocando così la sensazione di un mostro in agguato nel sottosuolo.

La qualità particolare dell'opera di Venturelli è il modo in cui risveglia a una sorta di nuova vita poetica, un sogno a occhi aperti, il mondo familiare dell'arredo urbano, e nel farlo si assicura la collaborazione del vento che (al di là di ogni plausibile spiegazione meteorologica) ci condiziona psicologicamente ed è inoltre metafora poetica del continuo e imprevedibile divenire dell'esistenza.

Venturelli riesce, con immagini elementari, a creare similitudini che si spingono oltre il qui e ora, provocando in noi un riso liberatorio, e perdurando nella nostra immaginazione ben oltre l'occasione in cui le abbiamo contemplate. (© 2009, Peter Weiermair)

 

Devis Venturelli's videography reaches back to 2003, and his films have an average duration of a few minutes, but since they know no beginning and no end, they lend themselves to be repeated. If we wanted to go beyond formal and technical considerations, and talk about their poetic quality, then we could say that the wind plays a central role in these often (at first sight) absurd observations.

The wind, the son of heaven, is the mover, the force that brings change. What characterizes Venturelli's work is not the annoying, cynical wit that can be found everywhere in contemporary art, but rather a sort of poetic humor resulting from an astonishing, poetic metamorphosis of the ordinary world. If we try to think of a parallel with 20th century art history, what comes to our mind is his kinship with surrealism, e.g. Meret Oppenheim's fur cup, which transposed an object familiar to everybody into the domain of polysemy by physically modifying it  and covering it. Venturelli clothes traffic lights, road blocks, or drain covers, transforming them into fairy-tale, and irritant, situations.

The wind, in his short (or endless, if repeated) films, transforms and changes a world where it is easy for us to fall prey to the evil power of objects and be subject to their whims. In Continuum (2008) the artist is the hidden protagonist who, like Jaques Tati or Charlie Chaplin, is at the mercy of the wind, which changes his plans with every step he takes. This work also shows another quality of Venturelli's art, its complex semantic and semiotic structure. The wind also awakes the (otherwise dead) furry glimmer of his traffic light, makes halved ladies dance, or moves the hair under the drain covers, thereby suggesting the presence of an underground monster in ambush.

The distinctive quality of Venturelli's works consists in awaking the usual world of urban furnishing to a new, poetic life, a sort of daydream. In doing so, he makes sure to obtain the help of the wind, which conditions us psychically (beyond all plausible meteorological explanations) and is also a poetic metaphor for the continuous, and unpredictable, changes of our existence.

With very basic images, Venturelli succeeds in creating similes that reach beyond the here and now, cause liberating peals of laughter, and last in our imagination long after we have looked at them.